venerdì 12 marzo 2010

RICKY GIANCO - Arcimboldo - 1978



Rock progressivo Italiano, un ritorno agli anni ‘70.

Di lui disse Riccardo Bertoncelli nel 1988 "Ricky Gianco è l'Andreotti della canzone italiana; provate a ricordarvi un qualsiasi evento degli ultimi 30 anni discografici e scoprirete che lui c'era o comunque sapeva e di certo non dormiva" Ricky Gianco, nome d'arte di Riccardo Sanna nato a Lodi nel 1943, è un cantante, chitarrista e compositore. Ha usato talvolta anche lo pseudonimo Ricky Sanna. Al pari di altri urlatori che hanno iniziato la carriera nei tardi anni cinquanta è considerato uno dei padri della musica rock made in Italy. E’ uno dei precursori della chitarra rock and roll in Italia. Suo compagno di debutto fu Gino Santercole, nipote di Adriano Celentano e primo chitarrista del gruppo de I Ribelli. Dall 1958 al 1960 fa parte dei molti grandi gruppi nascenti: il trio Pepe, Pietruccio & Lallo poi divenuti Dik Dik, I Quelli, precursori della Premiata Forneria Marconi, con Luigi Tenco ed Enzo Jannacci e con Gino Paoli. Nel 1961 entra nel Clan Celentano, esperienza che brevemente lo porterà ad una brusca rottura. Nel proseguimento dell'attività (anno 1963) Gianco pubblica due album con la casa discografica Jaguar. È in questo periodo che Gianco compone un considerevole numero di canzoni fra cui Pugni chiusi. Degni di nota sono i singolari brani scritti con Gian Pieretti che Gianco eseguì manifestando un originale talento anche come chitarrista. Molti dei musicisti italiani esplosi negli anni ’60 si trovarono in profonda crisi nel decennio successivo, mentre la scena era gradualmente occupata da cantautori di protesta, altri artisti sparivano a frotte, per non riemergere più dall’anonimato, se non a partire dalla metà degli anni ’80, grazie al revivalismo. Solo uno di loro seppe emergere dal nulla e farsi strada, controcorrente, in direzione “ostinata e contraria” (come direbbe un noto Cantautore) per tutti gli anni ’70, producendo autentici capolavori oggi dimenticati dai più, densi di ironia, umorismo, cultura, oltre che sorretti da grande musica: Ricky Gianco che nel ’78 scrisse uno dei più grandi album della storia della musica italiana: Arcimboldo. L’album è un’interessante composizione di pop, rock, prog rock, guizzante ironia (con l’apporto di Gianfranco Manfredi ai testi), dolore e struggimento, poesia, suonato assieme ad alcuni componenti della PFM.
L’iniziale “Compagno sì, compagno no, compagno un cazz”, dall’accompagnamento rockeggiante, con il suo humour caustico Gianco preconizza il tramonto delle ideologie, e traccia le vie dell’età del riflusso. La successiva “Arcimboldo”, dall’andamento più rilassato, è una struggente ballata dedicata alla fine di un amore clandestino in quel di Vienna. Gli stessi toni emergono in “Uomini non parlate più”, in cui la dimensione del dolore non è più privata, ma pubblica, in cui si prende coscienza di un destino irrimediabile, in cui i deboli resteranno perennemente oppressi, sarà impossibile sognare un ritorno all’Eden. Una doccia gelata, dal nichilismo quasi punk, si subisce con la successiva “Vita, morte e miracoli”, un rock in cui si attaccano frontalmente il pietismo, la finta cultura, la finta dimensione religiosa, il falso storicismo… dato che la Storia altro non è, secondo Gianco e Manfredi, che “un movimento… un movimento di pirla”: l’individuo, privo di orientamento in quel ’78 contrassegnato dall’esplosione del terrorismo (“rosso” e “nero”), si trovava privo di bussola, al cadere del velo delle illusioni, trovando appiglio solo sul proprio senso dell’umorismo, sulla sua vitalità. Proprio a questa dimensione della vita è dedicata la successiva “Ironia”, sferzante manifesto del pensiero di Gianco e Manfredi, pezzo delirante sotto il profilo musicale e testuale, in cui, su un tessuto sonoro da teatro di periferia, si invitano, tra le altre cose, “gli gnomi dell’Universo a distruggere la pallacanestro” (sic!). Con “Il deserto è pulito” le sonorità si fanno prog, specialmente nella parte strumentale posta al centro del brano, con splendido interplay di basso, batteria e chitarra: il pezzo ha sapori orientali, anche se dal testo ben si intende come il deserto a cui si fa riferimento sia molto più vicino all’Italia di quegli anni, abitando nelle persone e nella società dell’epoca. Toni meditativi accompagnano la jazzeggiante “Obrigado Obrigadinho”, dal testo piuttosto ermetico. L’ambiente è il tema de “Il fiume Po”, in cui si descrive la progressiva morte della spina dorsale della pianura settentrionale avvelenata da miasmi e scarichi inquinanti: anche qui non manca l’ironia, con riferimenti mitologici, politici e personali. La conclusiva “A Nervi nel ‘92”, narra, ancor una volta con toni struggenti e nostalgici, di un vecchio amore, in cui i ricordi cercano di restituire un passato che non c’è più. Un album storico, inspiegabilmente rimosso dalla memoria collettiva, che sarebbe un peccato non conoscere.
recensione web

Rippato da vinile - prima release


Rocky Gianco - 1) Compagno si, compagno no, compagno un cazzo
Rocky Gianco - 2) Arcimboldo
Rocky Gianco - 3) Uomini non parlate più
Rocky Gianco - 4) Vita, morte e miracoli
Rocky Gianco - 5) Ironia
Rocky Gianco - 6) Il deserto è pulito
Rocky Gianco - 7) Obrigado obrigadinho
Rocky Gianco - 8) Il fiume Po
Rocky Gianco - 9) A Nervi nel '92

tnx andrea1952
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1 commento:

Unknown ha detto...

Rocky Gianco - 1) Compagno si, compagno no, compagno un cazzo
Rocky Gianco - 2) Arcimboldo
Rocky Gianco - 3) Uomini non parlate più
Rocky Gianco - 4) Vita, morte e miracoli
Rocky Gianco - 5) Ironia
Rocky Gianco - 6) Il deserto è pulito
Rocky Gianco - 7) Obrigado obrigadinho
Rocky Gianco - 8) Il fiume Po
Rocky Gianco - 9) A Nervi nel '92